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Granchio blu, da minaccia a risorsa, Marsili: “Non è contaminato, mangiamolo per aiutare i nostri pescatori”

Granchio blu, da minaccia a risorsa, Marsili: “Non è contaminato, mangiamolo per aiutare i nostri pescatori”
  • PubblicatoAgosto 23, 2023

“Consumiamo il granchio blu: è molto buono e questo è l’unico modo per aiutare i pescatori a debellarlo dai nostri mari, visto che sta predando tutto”.

È accorato l’appello di Letizia Marsili, docente del dipartimento di scienze fisiche e della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, che da oltre un anno segue con attenzione come si sta muovendo questo crostaceo ‘alieno’ nelle nostre acque con il progetto di ricerca “Dove il mare è più blu, attenzione al granchio blu!” che è finanziato dalla Ue con le risorse del fondo per gli affari marittimi e della pesca.

Marsili collabora con una cinquantina di pescatori di tutte le coste della Toscana. La sua indagine però non si limita solo al Tirreno ma anche a fiumi come l’Ombrone o zone paludose come la Diaccia Botrona.

In particolare l’obiettivo della sua ricerca è quello di conoscere le proprietà tossicologiche e organolettiche di questa specie ‘allogena’ il cui adattamento alle nostre acque crea non pochi problemi sia ai pescatori che ai piccoli pesci e molluschi ‘autoctoni’.

Le scoperte fatte sono molto importanti. Come spiega la professoressa nel granchio blu che viene pescato non ci sono livelli di contaminazione di metalli, ddt e idrocarburi preoccupanti, per cui si può mangiare. E da un punto di vista organolettico “il granchio blu ha la stessa qualità dei nostri granchi e di può usare in molti piatti”, ha aggiunto Marsili.

Il consumo di questo crostaceo, che sta mettendo in crisi il nostro ecosistema, può porre rimedio ad una situazione che si fa sempre più difficile.

“Lo scorso anno i granchi blu potevano essere pescati in modo sostenibile visto che la loro presenza era limitata. Quest’anno il problema è esploso”, ha aggiunto la docente.

La colpa secondo la professoressa non è solo del cambiamento climatico: “Quest’animale – ha concluso – ha alcune peculiarità: si adatta ai cambiamenti dei livelli di salinità e di temperatura. Quindi per lui non ci sono differenze tra mari caldi e freddi. Bisogna anche dire che i maschi si spostano poco dagli estuari dei fiumi. A fare la ‘transumanza’ sono le femmine che devono riprodursi. Ed ecco perché alla fine troviamo il granchio blu nei fiumi lacustri, nei fiumi estuarini, nelle lagune ed in mare”.

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Redazione