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La cucina toscana è tra le migliori dieci al mondo. Bagoga: “Dobbiamo proteggere le nostre eccellenze dalle imitazioni fasulle”

La cucina toscana è tra le migliori dieci al mondo. Bagoga: “Dobbiamo proteggere le nostre eccellenze dalle imitazioni fasulle”
  • PubblicatoGennaio 4, 2024

Un traguardo sorprendente ed anche molto importante: la Toscana è nella top ten delle migliori cucine del pianeta e porta l’Italia sul tetto del mondo. Le pappardelle al cinghiale e la bistecca alla fiorentina sono tra i 100 “Best Disches in the world” mentre il pecorino toscano Dop si conferma ai vertici della speciale classifica dei “Best Cheeses” conquistando la ventesima posizione. 24° posto per Firenze tra le città dove si mangia meglio e si possono apprezzare i piatti della tradizione locale come il lampredotto, la ribollita, i crostini toscani e i pici ma anche il vino come il Chianti, il Brunello di Montalcino o il vino Nobile di Montepulciano. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base delle annuali classifiche stilate dall’atlante gastronomico TasteAtlas. Un primato che conferma, ancora una volta le eccellenze del territorio, nonostante il 60% degli italiani all’estero si trovi di fronte a delle vere e proprie imitazioni fasulle, come le bruschette con l’aglio confit e la carne spacciata per fiorentina.

“La nostra cucina è un’eccellenza – spiega Francesco Fagnani del ristorante Grotta di Santa Caterina da Bagoga – e di conseguenza è oggetto copie e imitazioni sbagliate soprattutto all’estero, maggiormente in America. È bene chiarire che la fiorentina è un taglio di carne preciso: la famosa t-bone, con il filetto e il controfiletto e l’altezza deve superare le tre dita. Quando non c’è il filetto si parla di costata ed è una cosa completamente diversa. Un’altra piaga purtroppo è la bruschetta, che spesso gli americani condiscono con l’aglio confit e l’olio bruciato. La vera bruschetta è fatta con l’aglio strofinato e olio nuovo”.

Non è un caso, infatti, che molto spesso i ristoratori si trovino di fronte a richieste insolite, soprattutto dai turisti stranieri, abituati a gusti e sapori completamente diversi.

“Negli anni ne ho sentite tantissime – spiega Fagnani -: dalla carne col ketchup, una salsa che non abbiamo nemmeno nel nostro ristorante, fino alla fiorentina ricoperta di burro per dare più sapore. Non manca mai poi, la bistecca ben cotta o la pasta sfatta. Da grandi poteri però, derivano grandi responsabilità; dunque, queste scene sono un’occasione per educare il visitatore alla cucina sana e ad un’alimentazione equilibrata, che può portare anche vantaggi importati dal punto di vista salutare”.

In difesa della cucina italiana, infatti, è sceso addirittura il Governo con la candidatura tra i patrimoni immateriali dell’Umanità tutelati dall’Unesco, per proteggere un settore importante che vale, a livello nazionale, 600 miliardi di euro e quattro milioni di occupati.

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Redazione