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MPS, chiusura terzo trimestre: cosa emerge

MPS, chiusura terzo trimestre: cosa emerge
  • PubblicatoNovembre 11, 2022

Il Monte dei Paschi chiude il terzo trimestre con un rosso di 794 milioni per effetto del costo una tantum di 925 milioni per le uscite anticipate di oltre 4.000 addetti alla fine di novembre.

La Banca dopo l’aumento di capitale da 2,5 miliardi scrive nella nota sui conti, su richiesta Consob, di ritenere “che vi sia la ragionevole aspettativa che il Gruppo continui ad operare come un’entità in funzionamento in un futuro prevedibile e che siano superati i dubbi significativi sulla continuità aziendale dichiarati nelle precedenti rendicontazioni”. 

A fine settembre, per l’impatto dei costi una tantum emerge uno shortfall patrimoniale a livello Tier1 di 380 milioni. I numeri al 30 settembre mostrano un utile ante imposte di 150 milioni e un impatto positivo delle tasse per 450 milioni. Il risultato operativo netto dei nove mesi è di 337,5 milioni, pressoché dimezzato (-47,9%) rispetto ai nove mesi del 2021.

L’aumento di capitale ha permesso di rafforzare significativamente i coefficienti patrimoniali, scrive la Banca che ha approvato i conti nel cda di ieri sera, con un Cet1 ratio e un Tier1 ratio pro forma post aumento pari al 15,7% (14,7% fully loaded) e un Total Capital Ratio (Tcr) pari al 19,5%.

I coefficienti patrimoniali pro forma già scontano la contabilizzazione dei costi di ristrutturazione per l’esodo volontario di oltre 4.000 risorse ed escludendo tali costi, l’utile netto dei nove mesi è appunto di 565 milioni. In lieve calo i ricavi a 2.248 milioni (-0,5%) principalmente per la diminuzione degli altri ricavi della gestione finanziaria, che nei primi nove mesi del 2022 scontano minori utili derivanti dalla cessione dei titoli, un minore risultato della negoziazione e un minor contributo generato dalle partecipazioni assicurative nelle società collegate Axa. 

Il margine di interesse dei nove mesi balza a 1.040 milioni (+15,7%) grazie anche ai maggiori interessi attivi sugli impieghi per l’aumento dei tassi di interesse e al minor costo della raccolta legato sostanzialmente alla riduzione dei volumi e dal minor costo della raccolta di mercato. In calo le commissioni nette per la volatilità di mercato (-5,2%). Al 30 settembre il Gruppo Mps ha contabilizzato un costo del credito clientela pari a 320 mln, in crescita rispetto ai 28 mln di euro registrati nello stesso periodo dell’anno precedente che aveva beneficiato di riprese di valore pari a circa 130 milioni. Il costo del credito a clientela del terzo trimestre è pari a 95 mln, in calo rispetto ai 114 mln del trimestre precedente.

Il Monte dei Paschi nei nove mesi ha quindi registrato una perdita al lordo delle imposte di 774 milioni (utile di 356 milioni a fine settembre 2021). Le imposte sul reddito registrano un contributo positivo di 415 milioni (35 milioni al 30 settembre 2021), imputabile quasi completamente alla rivalutazione delle Dta contabilizzata nel terzo trimestre, a seguito dell’esito positivo dell’operazione di aumento di capitale. La rivalutazione è dovuta dall’adozione, con opportuni fattori di prudenza, delle nuove proiezioni reddituali incluse nel piano industriale al 2026.

Considerando gli effetti netti della Ppa (-2 mln di euro), la perdita di periodo di pertinenza della capogruppo ammonta a 360 milioni (utile di 388 milioni).

Mps a fine settembre registra volumi di raccolta diretta per 83,8 miliardi in lieve calo rispetto a giugno, in linea con la strategia di riduzione delle componenti costose, e in calo di 6,5 miliardi rispetto a dicembre per la minore operatività di MPS Capital Services, e una riduzione del comparto obbligazionario. Al 30 settembre scorso i finanziamenti clientela del gruppo si sono attestati a 77,9 miliardi, in calo di 0,7 miliardi rispetto a fine giugno. Al 30 settembre l’esposizione netta in termini di finanziamenti clientela deteriorati si è attestata a 1,9 mld, in calo sia rispetto al 30 giugno (2mld) che rispetto a fine dicembre (2,1 mld).

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Redazione