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Massimo Bianchi e il viaggio in Terra Santa: “Precarietà e confini chiusi: un’esperienza che lascia il segno”

Massimo Bianchi e il viaggio in Terra Santa: “Precarietà e confini chiusi: un’esperienza che lascia il segno”
  • PubblicatoGiugno 16, 2025

Sono stati quattro giorni intensi di un pellegrinaggio atteso da tempo, già rimandato una volta nello scorso ottobre proprio per poter andare nei luoghi della tradizione cristiana senza creare problemi o disagi a popolazioni che vivono quotidianamente le loro difficoltà. È stato per questo un pellegrinaggio vivo, denso di ascolto, di testimonianze, di visita a realtà che i cattolici, in prima persona, hanno creato per assicurare assistenza, educazione scolastica, ricreativa e di ogni genere per chiunque ne avesse bisogno, senza distinzione di appartenenza e di credo. Dando in questa una testimonianza di grande credibilità e di saper svolgere un ruolo di mediazione che viene a loro richiesto da tutte le parti oggi in causa.

È stato anche un pellegrinaggio di preghiera con la visita ai luoghi Santi, di partecipazione alle celebrazioni liturgiche, così come è normale fare in questi casi. Con un finale un po’ inaspettato soprattutto per l’aggravarsi repentino della situazione nella serata di giovedì, quando hanno cominciato a circolare le voci di un attacco probabile di Israele all’Iran, anche se da molti non considerato imminente. Purtroppo nella notte hanno suonato le sirene a Gerusalemme e gli alert nei telefonini di tutti avvertendo che l’attacco era iniziato. Con questo animo un po’ appesantito ci siamo svegliati e abbiamo partecipato alla Messa alla Tomba al Santo Sepolcro. Al termine siamo stati consigliati dai frati di lasciare la città vecchia che stava per essere chiusa e indirizzarsi verso la Giordania e la capitale Amman. In questo siamo stati aiutati non poco dalla Custodia di Terra Santa, dalla nunziatura apostolica e dal patriarcato latino di Gerusalemme che hanno favorito l’arrivo di un pullman e sopratutto i permessi necessari per lasciare Israele e passare nella frontiera giordana, dove i controlli sono stati molto lunghi e sotto un caldo davvero afoso. A parte questo, siamo arrivati con due pulmini scolastici ad Amman dove siamo stati alloggiati in un albergo e abbiamo cenato in compagnia del Nunzio Apostolico e dell’ambasciatore italiano in Giordania che ci hanno voluto fare subito visita.

E poi la ricerca di un volo per l’Italia appena riaperto lo spazio aereo, con la partenza di un primo piccolo gruppo di vescovi al quale sono stato accodato e oggi la partenza del resto del gruppo che proprio in queste ore si sta concretizzando. Solo quando saremo rientrati tutti potremo dire conclusa questa esperienza, che lascia tuttavia tanti frutti nell’animo e nella mente di ognuno. A me ha fatto capire un po’ meglio il significato della precarietà, nella quale siamo stati costretti a vivere per un paio di giorni, quella stessa precarietà che per quei popoli rappresenta invece la normalità. Credo che nessuno abbia avuto momenti di paura vera e propria ma un senso di impotenza di fronte agli eventi forse sì. Ma in gruppo si è sempre detto di andare avanti e di avere fiducia in Dio.

Se dovessimo fare una riflessione su ciò che abbiamo vissuto in quei giorni partirei però proprio da quell’ascolto di esperienze e testimonianze di vita che abbiamo avuto modo di fare e che ci hanno consentito di centrare comunque l’obiettivo dichiarato del pellegrinaggio che era quello di dare una testimonianza e una iniezione di fiducia in primo luogo ai cristiani che operano in quella terra ogni giorno come operatori e mediatori tra le varie posizioni e le diverse popolazioni che purtroppo oggi non vivono in pace e di pace. E appena sarà possibile, ovviamente in tutta sicurezza e con ogni garanzia, affermare la necessità e l’importanza di riprendere l’usanza dei pellegrinaggi nei luoghi santi che per noi rappresentano una necessità per confermare la propria fede, mentre per quelle popolazioni significano anche una risorsa economica non trascurabile per assicurare a tutti una condizione di vita migliore.

Massimo Bianchi

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Redazione