A Siena lo straordinario Reliquiario di San Galgano: mostra evento nella Cripta del Duomo
Un furto clamoroso, avvenuto trentaquattro anni fa, dal Museo del seminario Arcivescovile di Siena. Uno straordinario recupero, più di trent’anni dopo, grazie al comando dei Carabinieri, Tutela patrimonio culturale. Ed infine il restauro, eseguito nei laboratori dei Musei Vaticani: sarà ospitata dal prossimo 2 marzo in cripta del Duomo, e fino al 5 novembre, l’esposizione “Dalla spada alla croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato”.
Il Reliquiario è un mirabile capolavoro della produzione orafa senese del XIV secolo, un oggetto di grande devozione popolare, decorato da preziosi smalti traslucidi, che raffigura le scene della vita del Santo e della sua spada.
Nel 1989 il Reliquiario venne rubato dal Museo del Seminario arcivescovile di Siena. Il ritrovamento è avvenuto nello scorso anno, grazie al Nucleo tutela del patrimonio culturale dei carabinieri. Al centro di questa vicenda ci sono anche una croce astile in rame e bronzo dorato( il pezzo più antico della refurtiva, ndr.), due pissidi in argento e in rame dorato con smalti e cinque calici d’argento.
Dopo i lavori di restauro l’opera oggi è stata ospitata una prima volta a a Roma con la mostra “Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato” che è prodotta grazie alla collaborazione tra Musei Vaticani, Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Opera della Metropolitana di Siena, con il contributo di Opera Laboratori, Sillabe e Giovanni Raspini.
La stessa esposizione passerà poi a Siena nella Cripta del Duomo, in un allestimento ad hoc pensato da Opera Laboratori e Sillabe.
Lo scorso anno era partito il restauro; un intervento accurato, un “miracolo tecnico verso un’opera che si era presentata mutila” come lo ha definito un emozionato Don Enrico Grassini, condotto dal Laboratorio di restauro metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani sulle oreficerie presenti in mostra che ha comportato una campagna di indagini scientifiche utili per definire le scelte metodologiche dell’intervento. Il Reliquiario è stato smontato integralmente e sono state messe in sicurezza le settantaquattro reliquie presenti.
“Numerosi i danni subiti in seguito al furto-spiegano i restauratori-. Fra questi i più evidenti erano la frattura del fusto dal piede, le deformazioni delle guglie e la perdita del primo rocchetto esagonale in smalto di giunzione con il piede, ricostruito attraverso una scansione da un’immagine di archivio. Altri piccoli elementi mancanti sono stati realizzati in resina con stampante 3D. Le facce del recto e del verso, decorate con smalti, sono state pulite e consolidate ed infine trattate con il plasma. La croce apicale, anch’essa perduta, è stata riprodotta dal maestro orafo Giovanni Raspini su modello di opere coeve”.