Ansia e depressione, casi in aumento all’Università di Siena. Dall’ateneo la “linea Maginot” contro l’emergenza
L’allarme si legge nei numeri: dalle 250 richieste di aiuto degli studenti alla consulenza psicologica dell’Università del 2022 si è passati alle 352 dell’anno scorso.
Un incremento significativo per l’ateneo senese che oggi ha presentato la sua linea Maginot contro quella che sembra a tutti gli effetti un’emergenza.
Stamani è stata lanciata la campagna di raccolta del 5×1000, che è tutta incentrata su un progetto di ricerca che intende mappare il fenomeno dell’ansia e della depressione tra gli iscritti.
Dopo il covid, in Italia, questi i sintomi si registrano in modo elevato tra i più giovani, con una grossa fetta di ragazzi che arriva perfino a pensare di farla finita
Molteplici i fattori di rischio: si va dall’autocritica eccessiva allo studio compulsivo. Il risultato però è sempre il solito: quello di una segregazione sociale.
Urge dunque porre un rimedio: in primis con il supporto psicologico per gli studenti che presentano casi clinicamente significativi, poi con veri e propri momenti di psicoeducazione e socializzazione che coinvolgeranno tutta la comunità accademica.
Si potrebbe perfino arrivare a produrre delle app per cellulare contenenti materiale quotidiano per aiutare chi ha più bisogno.
“A venti anni le nostre esistenze devono essere vissute – dice il rettore Roberto Di Pietra -. Non è normale vivere solo di studio, sospendere la propria identità solo per i libri. Serve un’azione di maggiore ampiezza e auspico che quanto fatto possa servire a tutta la cittadinanza”.
Al progetto, oltre ai fondi del 5×1000 di questo anno, saranno destinati 58mila euro del 5×1000 del 2022, che non erano stati sfruttati. L’obiettivo è far prendere letteralmente il volo a quest’iniziativa, per poi avere un utile strumento da usare anche in futuro.
Nel 2023 sono stati in media 6 gli incontri fatti dagli studenti al servizio di consulenza psicologica. Un altro dato grave è che si è abbassata l’età di chi accede: se prima erano in genere coloro che frequentavano già da qualche anno, adesso fanno richiesta anche gli immatricolati.
“Molti dei ragazzi, di fronte ad un bivio difficile o ad una prima difficoltà, tendono a fare scelte errate. Inoltre non ci sono più occasioni per uscire di casa e svagarsi – puntualizza il professore Andrea Fagiolini, ordinario di Psichiatria dell’ateneo – . Sono sempre più frequenti situazioni di grave stress, che compromettono la qualità della vita e l’andamento universitario”.