Dichiarazione di Nicola Sani sulla scomparsa di Maurizio Pollini
“Con Maurizio Pollini – dichiara Nicola Sani, direttore artistico dell’Accademia Chigiana – scompare uno dei più grandi artisti del nostro tempo. Musicista straordinario, pianista di immensa capacità analitica e sublime livello interpretativo, uomo di cultura vastissima. Molte sue interpretazioni e incisioni discografiche resteranno esemplari e ineguagliabili, come per l’opera pianistica di Schoenberg e le ultime Sonate per pianoforte di Beethoven. Ha insegnato all’Accademia Chigiana per la prima volta nel 1972, tornandovi molte volte, sia come docente sia come interprete nelle Stagioni Micat in Vertice, dove aveva esordito il 26 gennaio 1961. Maurizio Pollini ha dedicato gran parte della sua straordinaria esperienza artistica a rintracciare le origini lontanissime dei suoni di oggi. Prima di chiunque altro – già dai primi anni settanta con Musica/Realtà, assieme a Luigi Pestalozza, Claudio Abbado, Armando Gentilucci, Giacomo Manzoni e Luigi Nono – ha presentato al pubblico musiche di compositori di epoche diverse, rendendo esplicita l’importanza del polifonismo cinquecentesco e lo sviluppo del madrigalismo da Palestrina a Monteverdi per la traiettoria del novecento italiano, le sue differenze con lo strutturalismo europeo e i legami di quest’ultimo con il romanticismo e la sua progressiva dissoluzione attraverso la dodecafonia, il serialismo e la sperimentazione elettroacustica. Un grande “bagaglio a mano” di esperienze, suoni, pensieri, che Pollini ha sempre portato con sé e raccontato attraverso il “suo” pianoforte, con cui ha attraversato il mondo mettendo insieme intersezioni e incontri ravvicinati sui quali riflettere. Nei programmi dei suoi concerti Pollini non ha mai creato esclusioni, ma ha sempre saputo coinvolgere il pubblico, in ogni ascolto in cui compositori che lui interpretava (i Beethoven, Berio, Ligeti, Brahms, Kurtag, Schumann, Xenakis, Chopin, Marenzio, Manzoni…) rimandavano agli altri, aprendo continuamente nuove strade, nuovi “pensari” come li definiva Luigi Nono, a cui rimase sempre profondamente legato da un grande sentimento di amicizia, come con Claudio Abbado. Centrale per lui era l’idea di superare le divisioni che separano la ricerca dai modi di organizzare e diffondere l’arte del nostro tempo. Una personalità unica, una perdita immensa per la musica e la cultura”.