Gsk, ad ora solo 91 uscite volontarie rispetto alle 270 previste
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Dopo quasi tre mesi dall’apertura di ‘Preference to leave’, la procedura di “uscita volontaria” voluta da GSK, e a poco più di un mese dalla scadenza delle richieste di adesione, le domande finalizzate con accordo di uscita sono 91, un terzo rispetto ai 270 previsti dall’Azienda, quindi molto lontani dall’obiettivo. “E’ vero, c’è ancora tempo per aderire, ma la questione diventa marginale visto che in questi casi l’interesse è verosimilmente più improntato all’immediato per evitare di non rientrarci”, spiega la FILCTEM CGIL Siena.
La preoccupazione “si fa sempre più reale – prosegue la nota – vista soprattutto l’indisponibilità della GSK a rispondere alla domanda su cosa accadrà se non verrà raggiunto il numero ipotizzato e il rifiuto di sedersi ad un tavolo per un confronto su un piano industriale che risponda alle preoccupazioni di lavoratori e lavoratrici. Tutte queste reticenze alimentano un clima di timore collettivo che non aiuta il buon andamento del lavoro e certo non favorisce un ambiente sereno, peraltro più volte sbandierato dall’Azienda”.
“Siamo anche preoccupati del fatto che in caso di non raggiungimento degli obiettivi la Multinazionale possa prendere in considerazione di pensare ad uscite non proprio volontarie, visto che ci vengono segnalate da numerosi lavoratori alcune riunioni in cui i manager ‘invitano’ il personale ad usufruire del pacchetto utilizzando anche metodi poco consoni al proprio ruolo, sia eticamente che professionalmente”, si legge nel comunicato.
“Invitiamo quindi ancora una volta GSK ad essere trasparente e a spiegare alle Istituzioni, alle Organizzazioni Sindacali e alle maestranze le prospettive reali. Nascondersi dietro il ‘Preference to leave’ non ci sembra corretto nei confronti dei tanti lavoratori e lavoratrici che ogni giorno si impegnano per valorizzare il loro lavoro e l’azienda stessa. La FILCTEM CGIL non vorrebbe mai dire che aveva ragione, ma certo gli attuali numeri stanno dimostrando la legittimità delle nostre posizioni e ci auspichiamo che un eventuale “moral suasion” nei confronti dei dipendenti si mantenga entro limiti di buon senso. Spettabile GSK, è l’ora delle risposte!”.