Marilena Caciorgna, Un libro di marmo, Sillabe, Livorno 2023
La conoscenza di Dio precede il culto di Dio. Su questo Lattanzio, apologista cristiano del IV secolo, non nutre dubbio alcuno, al punto da scrivere, nel quarto libro delle “Divinae Institutiones”, che “Sapientia procedit… religio sequitur, quia prius est deum scire, consequens colere” (vale a dire, “la saggezza precede, la religione segue, perché capire Dio è la prima cosa, onorarlo la seguente”). E proprio Lattanzio costituisce una fonte imprescindibile per la lettura del pavimento della Cattedrale di Siena, pavimento che è al centro – la sua realizzazione in un arco temporale che abbraccia cinque secoli, la sua struttura, il suo significato – del bellissimo libro di Marilena Caciorgna intitolato “Un libro di marmo” e pubblicato da Sillabe. Bellissimo per molteplici ragioni. In primo luogo – nel senso che è la prima cosa che notiamo, semplicemente aprendolo e sfogliandolo – per la qualità delle immagini, e dunque delle fotografie, che ci restituiscono intatta la ricchezza policroma del pavimento, sia che si tratti di un suo dettaglio sia che si tratti di una visione d’insieme.
Poi, per la saldezza e la coerenza dell’impianto del libro, che movendo dal riconoscimento del valore simbolico e spirituale del pavimento del Duomo, giunge a illustrare, con dovizia di particolari, ciascuna delle cinquantasei tarsie marmoree che lo compongono, da quelle delle navate a quelle dei transetti (il transetto destro, il transetto sinistro), da quelle del presbiterio e del coro a quelle di Domenico Beccafumi, celebre pittore manierista, ispirate al biblico “libro dei Re”. E d’altra parte, proprio la storia del popolo ebraico fornisce, insieme all’antichità classica, la materia al tappeto dipinto – il pavimento del Duomo – che conduce il fedele, passo dopo passo, dall’ingresso fino all’altare. Da ultimo, l’attributo di bellissimo riferito al volume di Marilena Caciorgna appare pienamente giustificato dal nitore della scrittura dell’autrice, che ci regala un testo nel quale competenza, cultura, nitore espressivo coesistono felicemente.
Terminata la lettura del quale, a imporsi con evidenza alla mente del visitatore è l’idea che il pavimento della Cattedrale non è solamente un capolavoro dell’arte che convive accanto (sotto) ad altri capolavori, penso alle opere di Nicola e Giovanni Pisano, di Donatello, di Michelangelo, del Bernini, della Libreria Piccolomini decorata da Pinturicchio, ma costituisce anche un cammino sapienziale e di fede. Il libro si apre con una nota del Cardinale Augusto Paolo Lojudice e con l’introduzione curata dal Rettore dell’Opera Metropolitana di Siena, prof. Giovanni Minnucci. Quello che segue è l’inizio del primo capitolo, intitolato “Il programma del Pavimento”.