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Un’indagine su 12 km dell’Orcia, per riqualificare uno dei più importanti corsi d’acqua della provincia di Siena

Un’indagine su 12 km dell’Orcia, per riqualificare uno dei più importanti corsi d’acqua della provincia di Siena
  • PubblicatoOttobre 3, 2024

Una campagna biennale di indagine su un tratto di circa 12 chilometri del fiume Orcia, uno dei più importanti corsi d’acqua della provincia di Siena, tra la confluenza con il fiume Ombrone e la stazione di Monte Amiata Scalo. E’ quella eseguita dalle Università di Siena e Firenze, in un progetto del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena. L’obiettivo è arrivare a interventi integrati e multifunzionali non diretti esclusivamente alla difesa del suolo, ma anche alla tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità, con una riqualificazione fluviale del fiume Orcia.

Del progetto si è parlato nel convegno organizzato nell’aula magna del complesso didattico di Pian de’ Mantellini dell’Università di Siena, per illustrare i risultati delle ricerche effettuate dal dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Firenze e dal dipartimento di scienze della vita dell’Università di Siena, frutto di un accordo di collaborazione scientifica con Cb6. Nel dettaglio l’ateneo fiorentino ha effettuato l’analisi idrologica per il calcolo delle curve di durata, con Enrica Caporali e Marco Lompi, e il bilancio sedimentologico con Luca Solari e Lorenzo Innocenti; l’ateneo senese si è occupato dell’analisi della diversità vegetale tra specie, comunità e habitat di direttiva, con Claudia Angiolini, Leopoldo De Simone e Francesco Mascia.

Il contributo di 64mila euro erogato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena nell’ambito del Fondo Rotativo di Assistenza Tecnica è servito per svolgere indagini, approfondimenti e rilievi sulle caratteristiche ambientali, ecologiche, idrauliche e sedimentologiche del fiume Orcia a supporto della progettazione. 

“Con la misura del Fondo Rotativo di Assistenza Tecnica (Foat) la Fondazione Mps ha sostenuto, in collaborazione con Sistema Iniziative Locali e Finanziaria Senese di Sviluppo,  gli enti locali e i consorzi di bonifica con nuove opportunità per accompagnare e rilanciare le progettualità del territorio facilitando la candidatura su bandi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza o dell’Unione Europea, tramite la realizzazione di studi di fattibilità e ricerche – dichiara Carlo Rossi, presidente Fondazione Mps – L’obiettivo è stato quello di supportare le capacità progettuali, aiutando gli enti pubblici locali e i consorzi, a superare le difficoltà nell’individuare e nell’attivare le linee di finanziamento disponibili, elementi fondamentali per vincere la sfida della ripresa e dello sviluppo.  Inoltre, il Fondo persegue la logica di agevolare e promuovere la creazione di ampie e robuste collaborazioni pubblico/private, secondo le linee strategiche del nostro Ente. Il progetto promosso dal Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud dedicato alla riqualificazione del fiume Orcia e dei territori coinvolti ha senz’altro colto appieno le finalità dell’avviso”, conclude Rossi.

Oltre al presidente Rossi hanno aperto il convegno Barbara Magi, assessore all’ambiente del Comune di Siena, Anna Paris, consigliere regionale, e Luca Bini, direttore del dipartimento di scienze della vita dell’Università di Siena.

“In un contesto di cambiamenti climatici sempre più evidenti – afferma l’assessore Magi – con eventi meteorologici estremi e precipitazioni intense che mettono a dura prova il nostro territorio, la gestione dei corsi d’acqua, come l’Orcia, diventa una priorità assoluta. Grazie a questo progetto, che ha saputo coniugare competenze accademiche e professionalità tecniche, stiamo tracciando la strada per un futuro in cui la convivenza armoniosa tra uomo e natura sarà alla base di una gestione sostenibile delle risorse idriche”.

“L’acqua è un bene prezioso, ma che dobbiamo gestire perché tutti sappiamo quanto può diventare pericolosa in caso di maltempo – ricorda il consigliere regionale Paris – e nel mio lavoro seguo con attenzione l’impegno dei consorzi di bonifica, chiamati per prevenire il rischio idraulico e per sostenere l’irrigazione. Il tema del fiume Orcia, poi, è centrale per il territorio considerando l’importanza di questo corso d’acqua”.

“L’Università di Siena e in particolare il dipartimento di scienze della vita – dichiara il direttore Bini – collabora da oltre cinque anni con il Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud per indagini relative alla biodiversità vegetale nei fiumi della Toscana meridionale con lo scopo di individuare pratiche di gestione gentile dei boschi ripariali. In particolare, nell’ambito di questo progetto, la collaborazione tra le Università di Siena e Firenze, Cb6 e l’indispensabile contributo della Fondazione Mps hanno permesso di gettate le basi per interventi integrati al fine di riqualificare un tratto del fiume Orcia, a dimostrazione che collaborazioni scientifiche fattive tra enti pubblici e privati siano importanti per migliorare l’ecosistema e l’ambiente in cui viviamo”.

“L’indagine – riflette Valentina Chiarello, responsabile area studi e progettazione Cb6 e coordinatrice del progetto – ha prodotto un censimento della vegetazione e degli habitat presenti e la valutazione dei parametri idrologici, idraulici e sedimentologici. Anche alla luce delle piene sempre più frequenti che modificano i corsi d’acqua è infatti fondamentale aggiornare le informazioni a nostra disposizione. Determinare le portate liquide e solide e il bilancio sedimentologico può portare a un ampio progetto di riqualificazione del fiume Orcia”.

“Sulla base di campagne di misura e modelli – illustra la professoressa Enrica Caporali, dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Firenze – abbiamo analizzato l’idrologia del bacino idrografico e l’evoluzione sedimentologica del tratto di valle. In particolare, con l’analisi idrologica è stato ricostruito il regime delle portate fluviali che hanno attraversato il tratto di studio negli ultimi anni e la modellazione idraulica ha utilizzato questa informazione per stimare quali tratti del fiume sono in deposito o in erosione. I tratti in deposito hanno la quota del fondo alveo che si alza nel tempo, mentre i tratti in erosione hanno una tendenza che porterà allo scavo del fondo dell’alveo”.

“Le attività condotte nell’area di studio – spiega invece la professoressa Claudia Angiolini, dipartimento di scienze della vita dell’Università di Siena – hanno consentito di individuare specie vegetali di pregio come Santolina etrusca e altre tipologie vegetazionali, nove delle quali riferibili ad habitat di interesse comunitario, o ad aspetti vegetazionali poco frequenti e di grande valenza ecologica rari in tutto il territorio della Toscana, come arbusteti a Tamarix. Questo permette di riconoscere nell’area di studio un bacino di biodiversità vegetale ospitante habitat di interesse conservazionistico”.

Il convegno è stato moderato da Fabio Bellacchi, presidente del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud. “Le sfide dei cambiamenti climatici – afferma Bellacchi – rendono sempre più fondamentale il contributo scientifico degli esperti per arrivare a strategie che siano efficaci e rispettose dell’ambiente”. “Ormai da anni – conclude il presidente di Cb6 – collaboriamo con gli atenei toscani per migliorare e rendere più rispettose dell’ambiente le nostre tecniche di manutenzione ordinaria nel reticolo di gestione. Siamo quindi felici e onorari del supporto ricevuto dalla Fondazione Monte dei Paschi in questo progetto”.

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Redazione