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Elezioni, Montomoli punta il dito contro FdI: “La massoneria? Un pretesto per scaricarmi. Io non sono gestibile dai partiti”

Elezioni, Montomoli punta il dito contro FdI: “La massoneria? Un pretesto per scaricarmi. Io non sono gestibile dai partiti”
  • PubblicatoMarzo 9, 2023

“La massoneria è stato un pretesto perché Montomoli non è gestibile dai partiti, non è ricattabile” ed ancora “sono massone del Grande Oriente d’Italia da vent’anni ma non ho nessuna tessera di partito mentre in consiglio comunale ce ne sono almeno 3 o 4 di massoni. E molti altri hanno ruoli dentro il Comune”.

É così che Emanuele Montomoli  ha raccontato la sua versione dei fatti, ad una settimana dalla fine del rapporto con il centrodestra. “Non mi voglio togliere i sassolini dalle scarpe”, ha detto il candidato che però poi ha raccontato i retroscena della fine di questa alleanza. La prima tesi del fondatore di VisMederi e che il suo nome sia arrivato come ultima scelta per i partiti: “Mi hanno contattato la sera prima che De Mossi andasse a discutere con i big di FdI a Roma su una sua possibile ricandidatura- è l’incipit della sua riflessione-. Inoltre ho osservato come da FdI ci fosse molta reticenza nei miei confronti, mentre percepivo invece una forte sintonia con i vertici di Forza Italia, Lega e Udc. Io comunque mi sono messo sempre a disposizione ed ho accettato qualsiasi compromesso politico”.

Poi c’è stato il passaggio sulla massoneria: “Ad una riunione dove erano presenti Anita Francesconi, Enrico Tucci, Andrea Corsi, Lorenzo Lorè e Paolo Salvini mi è stato chiesto se come volessi gestire la mia appartenenza al Grande Oriente d’Italia-ha raccontato Montomoli-. Io ho ricordato di essere membro del Goi da venti anni e che non sono iscritto a partiti. Loro mi hanno fatto sapere che non c’erano problemi”.

Ed ecco quindi che si è arrivati ai giorni in cui il patto tra il docente universitario e il centrodestra si è rotto. La decisione, secondo Montomoli, non sarebbe nemmeno arrivata da Roma e dalla Meloni ma sarebbe stata presa invece sul territorio. “Alla fine ho letto sui giornali che FdI mi aveva scaricato”, ha aggiunto.

Il candidato, che adesso sarà appoggiato solo dalla sua lista, comunque non si è dato per sconfitto e crede che sia possibile ancora vincere alle amministrative: “I matrimoni forzati-ha proseguito- non si fanno, ho percepito pressione psicologica dei partiti”. Ed ancora: “Non ci penso minimamente a ritirarmi, i partiti dicevano di portare una dote del 14%, la partita è dura ma non è persa e ora ce la possiamo giocare più liberamente. Se non ci fosse stata la massoneria Montomoli sarebbe scaricato uguale ? Non so se sarei arrivato alla fine con loro comunque, sono stato la loro ventesima scelta”.

Spazio infine al programma con Montomoli che entra nei dettagli principali dei quattro asset della sua campagna elettorale: sul Biotecnopolo il candidato chiede un ampio coinvolgimento dei privati “per evitare -spiega – un flop a livello internazionale”. Ecco quindi che il docente universitario ha avviato un’interlocuzione con la coreana Ivi e la Cepi per capire il loro interesse nell’aprire una subsidiary nel nostro territorio. Montomoli ha parlato anche con Ban Ki Moon che, stando a quanto detto dallo scienziato,  avrebbe l’intenzione di portare il World Biological Forum a Siena; capitolo cultura: per il candidato occorre una partnership pubblico-private per le strutture comunali e Opera Laboratori deve tornare a collaborare con palazzo pubblico; quindi le infrastrutture con la stazione dell’Alta velocità che potrebbe essere allocata a Bettolle; infine Mps, con l’idea di dare una quota del 14% a Cdp dal quel 63% in possesso del Mef. “Il sindaco potrebbe accordarsi con Cdp e Fondazione in modo che questa quota azionaria sia ricomprata da Palazzo Sansedoni attraverso venti anni di stacchi di dividendi”, ha concluso.

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Redazione