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“Ci sentiamo tutti minacciati”: sit-in di studenti e docenti nelle scuole di Siena dopo le cariche a Firenze e Pisa

“Ci sentiamo tutti minacciati”: sit-in di studenti e docenti nelle scuole di Siena dopo le cariche a Firenze e Pisa
  • PubblicatoFebbraio 26, 2024

“Dopo quanto accaduto venerdì scorso a Firenze e Pisa ci siamo sentiti tutti minacciati. Il diritto che era sotteso è sacro e irrinunciabile. E menomale che, rispetto a questo, qualcuno ha parlato per tutti (il capo dello stato Sergio Mattarella, ndr.). Si è fatto garante vero, con le sue parole, della Costituzione”.

Lo afferma il dirigente scolastico del liceo Piccolomini Federico Frati che è intervenuto stamani al sit-in organizzato nella scuola per protestare contro i fatti avvenuti a Pisa e Firenze durante le manifestazioni per la Palestina.

“Manganelli-fallimenti”, “Tutti hanno il diritto di manifestare”, “Sicurezza=libertà d’oppressione”, “Manifestano i fascisti e picchiate i ragazzini”: questo è quanto si legge nei cartelli dei ragazzi presenti alla mobilitazione. Alcuni di loro hanno esposto un lungo striscione con scritto “Dialogo, libertà, democrazia”.

“La violenza per sopprimere un pensiero è un atto vile, queste proteste si dovrebbero sostenere e non far morire sul nascere”, afferma alla stampa un rappresentante d’istituto del liceo Piccolomini.

Stamani anche gli studenti ed i docenti del liceo scientifico Galilei si sono riuniti alla prima ora della giornata. “Ad ora è il fase di definizione una mobilitazione più grande in città. Qualcosa potrebbe esserci nei prossimi giorni ma, ripeto, è in via di definizione. Intanto ci troviamo qui e stamani ci sono tante persone. Il fatto è positivo visto che temevamo di essere meno visto il maltempo”, spiega uno dei ragazzi.

“Mi sono sentita di sensibilizzare i colleghi già da sabato mattina, dopo gli eventi di venerdì che sono incresciosi. Ecco perché tra i professori è partito un tam tam. Poi abbiamo contattato gli studenti: ci sembrava giusto che ci fossero intenti comuni in un momento che è tremendo”, spiega invece una docente che ha organizzato la mobilitazione.

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Redazione